Masquerade – L’avventura è finita… o forse no.

2. CopertinaVOL2fb

Con il capitolo 10, è finita l’avventura… o forse no.

Ho sfidato la pagina fb dove ho pubblicato quotidianamente i capitoli, e ho sfidato me stessa.

Quando (e se), il mio ultimo post arriverà a 50 like, mi sfiderò a proseguire il racconto, scrivendo un nuovo capitolo al giorno!
Pura follia. Già era stressante rileggere, correggere e pubblicare ogni giorno alle 16h, doverne inventare uno da zero, senza avere una minima idea di
dove mi porteranno Cosma, Milos e Pavel…
ma mi sono promessa che era tempo di tirare fuori la famosa paglietta dal sedere, e quindi mi lancio.

Qui sopra, è l’ipotetica prossima copertina del Volume 2.

Intanto vi ringrazio per avermi letta e seguita. E’ stata un’avventura anche per me.

– se dovesse funzionare pubblicherò solo li il secondo volume, qui tornerò a divagare sulla vita e sull’arte. Se volete continuare a leggere, qui trovate il link.

Masquerade – il segreto del sangue, capitolo 10.

10. Cosma. Ora.

La finestra alta della sala del club aveva il vetro rotto. Una leggera brezza entrava alzando la polvere nera dal pavimento.
 Fuori era ancora buio, ma Cosma riconosceva il colore della notte quell’attimo prima che si trasformi in giorno.
Sospirò e andò nel magazzino dietro al bar. Con una chiave che aveva appesa al collo, aprì un armadietto. Recuperò una vecchia borsa in pelle. La aprì ed estrasse degli abiti che aveva nascosto li anni prima, quando aveva iniziato a lavorare al club. Si era quasi convinta che non ne avrebbe mai più avuto bisogno.
Si infilò una tuta nera che la copriva dalla punta dei piedi alla base della testa. Alzò il cappuccio in lattice a coprirla fino a metà della fronte e srotolò il colletto fin sotto le labbra. Si avvolse un foulard elastico dello stesso colore intorno al collo. Indossò degli occhiali che sembrano quelli usati dagli aviatori, ma con un’aggiunta di tessuto nero sopra e sotto che s’infilava alla perfezione all’interno del cappuccio e del colletto. Lo fissò con una serie di bottoni ad avvitamento. Completò il tutto mettendosi in spalla una custodia tubolare in legno.

 Gli anni erano passati, ma le tecniche di combattimento non erano cambiate. Pistole, fucili, mitra, bombe, erano completamente inutili.
Cosma pensò agli umani addormentati in cucina.
Pensò a Pavel. Sarebbe tornata quella notte a recuperarlo. Lo avrebbe istruito, gli avrebbe spiegato la differenza tra la realtà della sua nuova condizione e le storie folcloristiche che si erano diffuse su di loro durante i secoli. Angelo, nonostante il nomignolo affibbiatogli da Milos, era più forte di quello che sembrava e si sarebbe abituato presto. L’unico problema, era il suo ribrezzo per la carne…
Cosma tirò fuori dal sacco un bastone curvo piegato in tre parti. Lo stese e con un dito tirò la corda controllandone l’elasticità. Estrasse una freccia dalla punta metallica e la incoccò.
Nel mondo di fuori c’era una guerra di sopravvivenza e lei faceva parte del clan che aveva deciso di proteggere il gregge.
Sospirò, diede due giri alla manovella di sicurezza della porta anti-incendio e sparì, salendo le scale con l’arco teso ad altezza occhi.

Masquerade – il segreto del sangue, capitolo 9

9. Pavel. Cosma. Milos. Tre ore dopo.

Pavel teneva lo straccio premuto sul collo. Non che la ferita sanguinasse ancora, non gli faceva neppure male. Ma proprio per quello la nascondeva. Era riuscito a specchiarsi nell’acciaio degli scaffali della cucina e aveva scoperto che lo squarcio era praticamente sparito, rimarginato.
 Pavel sapeva che era impossibile e non voleva che le persone bloccate li dentro con lui pensassero che si fosse trasformato in un mostro. Non riusciva a spiegarselo.
 Davanti a lui il Ranger dormiva abbracciato alle sue due ragazze. Accanto a loro, Milos si massaggiava le mani e di tanto in tanto scuoteva la testa. Contro il muro stava un uomo dalla camicia strappata che non aveva aperto bocca e due donne che si chiamavano Laura, tutte e due. Erano straniere. Avevano seguito il Ranger riuscendo ad infilarsi in cucina prima che Cosma sigillasse la porta in cemento armato. Una dormiva, l’altra piangeva sottovoce parlando a sé stessa.
 Cosma era in piedi a qualche metro da lui, persa nei suoi pensieri. Alzò lo sguardo quando l’ennesimo telefonino finì la batteria.
 Ne restava solo uno acceso.
 L’orologio a parete segnava le quattro.
 Dall’esterno non si sentivano più rumori. Erano rimasti solo i botti profondi che scuotevano il terreno e le pareti. Pavel si stava quasi abituando. Incrociò gli occhi di Cosma. Si osservarono in silenzio per qualche secondo.
 – Tu sai.- gli disse lui muovendo le labbra e indicandogli il collo.
 Lei gli sorrise. Aveva lo sguardo triste.
 Pavel appoggiò la testa contro il muro e chiuse gli occhi.
 Cosma continuò a guardarlo. Sapeva, sì.
 Era già successo altre volte durante i secoli e la storia aveva provveduto a ripulire quei fatti chiamandoli epidemie di “Tifo”, “Colera”, “Febbre gialla”.
 Mancavano tre ore all’alba. A quel punto sarebbe uscita sotto il sole, per la prima volta dopo più di novant’anni.

Masquerade – il segreto del sangue, capitolo 6

6. Milos.

Milos corse per le scale che salivano verso l’atrio in superficie. Arrivato davanti alla porta d’uscita, si stupì nel trovarla chiusa. Non vedeva gli addetti alla sicurezza. Anche lo stanzino della biglietteria era vuoto.
 Posò le mani sulla maniglia a spinta. Sembrava bloccata. Schiacciò una seconda volta. Niente.
 Guardò il suo telefono. Segnava una tacchetta. Compose il numero dell’ambulanza. La voce registrata del centralino diceva di attendere in linea. Aspettò minuti, poi la chiamata s’interruppe. Cercò fra i contatti e rimise il telefono all’orecchio. Suonava libero. Partì la segreteria.
 – Mamma sono Milos, richiamami appena senti il messaggio. Sono al club, la porta è bloccata… non riesco a chiamare i soccorsi… spero tu stia bene.- e mise giù.
 Aveva un brutto presentimento. Da fuori giungevano grida attutite e rumori che parevano colpi di mitraglietta…
 Un nuovo scossone gli fece perdere l’equilibrio. Il telefono gli scivolò dalle mani.
 – Ma porca…-
 Voltandosi per recuperarlo sobbalzò. C’era qualcuno seduto contro la parete opposta, nell’angolo. Aveva la testa piegata in avanti, ma riconobbe il suo fisico possente e la sua giacca elegante.
 Lo raggiunse e si inginocchiò.
 – Oh, oh Dimitri!- lo scosse.
 La testa di Dimitri cadde da un lato esponendo due piccoli fori colmi di pus sul collo.
 Milos si ritrasse.
 Si mise le mani tra i capelli, che cazzo stava succedendo? Si alzò tenendo la luce su Dimitri. Era immobile.
 Puntò la torcia attorno a sé ispezionando il resto dell’entrata. Su una parete colava qualcosa di viscido.
 Si avvicinò per guardarla. Pareva fatta della stessa sostanza che gli aveva sputato addosso la ragazza.
 Un rumore dietro di lui lo fece voltare di scatto.
 Dimitri non era più nel suo angolo.

Masquerade – Il segreto del sangue. Capitolo 3

CAPITOLO 3. Pavel.

Pavel guardò l’orologio da parete della cucina, segnava le undici e cinquantadue. Ancora quattro ore alla chiusura.
 Sbuffò pulendosi le mani nel grembiule e staccò un biglietto dallo spillone delle ordinazioni. Un hamburger al sangue, due alla Cheyenne ben cotti e cinque porzioni di patatine country. Aprì il frigo, prese il contenitore in plastica, tolse la pellicola protettiva e impilò su una mano tre grosse polpette. Nonostante indossasse guanti in lattice, gli salì il solito gusto pungente in bocca. Toccare la carne cruda gli faceva venire il voltastomaco. Con tutti i posti dove avrebbe potuto trovare lavoro, era stato assunto in un club a tema “vecchio west”… ali di pollo, bistecche al sangue, hamburger e uova con il bacon. Schiacciò le polpette in tre rondelle e le mise a sfrigolare sulla griglia, poi si allungò a recuperare le ciabatte di pane integrale dal cesto.
 La porta a due ante dietro di lui venne aperta violentemente. Milos si fiondò dentro tenendo di peso una ragazza vestita di rosso.
 – Oh sei impazzito!- gli urlò Pavel.
 – Levati Angelo, fammi posto!- gli intimò lui.
 “Angelo”, Milos non chiamava mai nessuno con il proprio nome. Glielo aveva appioppato appena aveva scoperto che era vegano e che era iscritto a un’associazione per la protezione dei bambini.
 Milos spazzò via con una manata i barattoli che stavano sul tavolo in acciaio e ci stese sopra la ragazza. Sembrava svenuta.
 Cosma oltrepassò la porta in quel momento.
 – Che cazzo succede?-
 – Dammi uno straccio.- disse Milos rivolto a Pavel. Lui gliene passò uno e Milos pulì via una sostanza grumosa dalla sua camicia da cowboy. Pavel si avvicinò alla ragazza e le controllò il respiro. Era debole e discontinuo. Notò qualcosa sotto una ciocca di capelli, la scostò. Aveva due rigonfiamenti pieni di pus sul collo.
 – Guardate…- disse ai suoi colleghi. – Deve averla punta qualcosa…-
 La ragazza sembrò riprendere coscienza. Sbatté gli occhi. Pavel le fece un sorriso incoraggiante. Lei sorrise a sua volta e in un movimento che nessuno dei tre riuscì quasi a vedere, gli saltò addosso.